Catarinella e il fungo magico
svolazzare freneticamente tutto attorno al luogo; ben presto però si accorse che il raggio da perlustrare era assai vasto ed aumentava sempre di più: il fiume non era un luogo preciso e circoscritto, ma indicava in effetti un posto molto vago che si snodava lungo i suoi argini. Catarinella fu presa dallo sconforto e, suo malgrado, iniziava già a considerare la drammatica probabilità di non poter riacquistare mai più le sue sembianze umane; continuava tuttavia a volare disperatamente, presa dalla frenesia della ricerca diventata ormai caotica e senza convinzione. Ad certo punto una grossa figura scura, poco dentro l’argine del fiume, catturò l’attenzione dell’uccellino disperato: era un cinghiale che stava rovistando tra le foglie secche ed il muschio alla ricerca di qualcosa da mangiare… “Ma cosa sta facendo quell’animale peloso?!?” pensò tra sé sconvolta Catarinella. “No! Fermati, non mangiarli tutti!” gridò a gran voce l’uccellino, accortosi che il cinghiale aveva trovato i funghi azzurri dal magico potere. Troppo tardi: quel grosso animale, in un attimo, li aveva divorati tutti senza accorgersi dei richiami disperati dell’uccellino: tutto era avvenuto così rapidamente, che Catarinella rimase impietrita, con le grida soffocate ancora in gola. Solo dopo quel lauto pranzetto, il cinghiale notò la presenza del minuscolo volatile fermo davanti a lui: “Che cosa vuoi, piccolo pennuto?” gli chiese il grosso animale, e l’uccellino, ormai illuminato dai tiepidi raggi del sole: “Tu hai mangiato tutte le mie speranze di tornare bambina; perché non ti sei fermato? Non hai sentito le mie grida?”. Il cinghiale, confuso e stupito, chiese allora spiegazioni e Catarinella raccontò con molta commozione tutta la sua triste vicenda, parlando infine anche del potere magico di quel fungo azzurro e della sua forzata rassegnazione a dover conservare per sempre quelle sembianze. L’uccellino aveva appena terminato la storia quando, all’improvviso, dal folto della boscaglia un cacciatore irruppe sul posto, con il fucile già spianato contro il povero cinghiale sorpreso e terrorizzato. Il dito del cacciatore stava per premere il grilletto, ma grazie ad un rapido ed inaspettato volo dell’uccellino contro il volto dell’uomo, il colpo fu mancato: questo fu sufficiente per far guadagnare al grosso animale il fitto della boscaglia e quindi la sua salvezza. L’odore della polvere da sparo era ancora nell’aria e sul posto era rimasto solo l’uccellino appollaiato su un ramo; il sole all’orizzonte, nel frattempo, aveva raggiunto le alte cime degli abeti, e nella mente di Catarinella, grosse nubi nere avanzavano pesanti come macigni. L’uccellino era rimasto solo con il suo destino e piangeva lacrime di tristezza e disperazione…mai più il caldo abbraccio dei suoi genitori, che chissà dov’erano in quell’istante! Passò del tempo, minuti o ore, tutto sembrava non avere più alcuna importanza ormai, ma dei rumori provenienti dall’interno del bosco ridestarono l’attenzione assopita del povero uccellino: il cinghiale era ritornato. “Cosa fai lì sopra? Vieni giù: forse posso aiutarti!” disse il grosso animale all’uccellino, che immediatamente volò a terra rinvigorito da una nuova speranza e si mise in trepidante attesa davanti al cinghiale. L’animale continuò dicendo: “Dopo essermi ripreso dallo spavento dello scampato pericolo, ho ripensato alla tua storia e mi sono ricordato di una piccola grotta situata sull’ansa del fiume: andiamo, presto, non c’e tempo da perdere!”. Così Catarinella, piena di speranza, seguì il suo insolito e grosso amico. Arrivarono in un baleno all’ingresso della piccola grotta: era vicino al fiume, un po’ nascosta dai rami e dalle foglie, e la sua apertura guardava a nord. “Vai dentro: lì troverai i tuoi funghi azzurri!” gli disse il cinghiale. “Ma è inutile: il sole è già alto!” gli rispose l’uccellino perplesso. Ribatté il cinghiale: “Ma non avevi detto che era il fungo a non dover essere illuminato dai raggi del sole? Cosa aspetti, dunque? All’interno di questa piccola grotta la luce del sole arriva solo più tardi”. Tutto questo era talmente fantastico, che Catarinella non osava credere alle parole del suo grosso amico peloso, ma l’eccitazione era davvero incontenibile e così il piccolo pennuto si introdusse di filato nella scura apertura: nonostante all’interno il buio fosse molto intenso, dopo qualche attimo gli occhietti dell’uccellino iniziarono ad abituarsi all’oscurità e poterono intravedere i magici funghi azzurri. In un batter d’occhio, Catarinella si gettò letteralmente su uno di essi e cominciò ad ingoiarne
Walter Moreno Ambrosi - Creazioni Artistiche - www.morenoambrosi.it - morenoambrosi@tin.it