Catarinella e il fungo magico
con la mente, immaginare di tornare a casa, rivedere i volti rassicuranti della gente del villaggio ed infine sprofondare nel caldo abbraccio della mamma. Una sera, inaspettatamente, degli strani versi ridestarono la bambina dal solito sogno: un Gufo si era appollaiato sul balcone della sua finestrella e guardava con gli occhioni fissi l’incredula Catarinella. La bambina non fece alcun movimento, eppure ad un tratto l’uccello notturno cominciò a parlarle: “Sei stata una bambina molto cattiva ed un brutto destino ti ha colpito, ma forse non tutto è perduto: dovrai cambiare molto…cambiare completamente: solo allora il tuo sogno potrà avverarsi” e, subito dopo aver pronunciato quelle parole, il Gufo volò via, lasciando Catarinella in preda ad una grande inquietudine.
Il giorno successivo, la bambina si ritrovò con la testa talmente occupata a pensare a quanto era successo la sera precedente, che non si accorse nemmeno delle innumerevoli sfuriate di Barbabarbòn. Fu per lei uno dei giorni più lunghi: il tramonto non arrivava mai! Fortunatamente, dopo molte ore di trepidante ma celata attesa, arrivò il sospirato momento e, dopo che ebbe terminato tutte le faccende di casa, Catarinella poté ritirarsi nella sua stanzetta. Fremeva dall’impazienza e non staccava mai gli occhi dalla finestrella: aspettava di sentire un qualsiasi rumore provenire dall’esterno. Un fruscio…ed ecco di nuovo apparire sulla piccola apertura il vecchio Gufo: “Vedo l’impazienza nei tuoi occhi, Catarinella, ma non essere precipitosa: dovrai invece prestare molta attenzione a ciò che ti dirò ora…”. Detto questo l’uccello volò sul giaciglio di paglia e, sistematosi davanti a Catarinella, continuò: “Ti ho portato una bacca magica molto particolare, che dovrai mangiare senza esitazione: subito ti trasformerai in un uccello, così le tue nuove sembianze ti permetteranno di attraversare la stretta finestrella. Una volta volata via, se vorrai ritornare bambina, dovrai andare al fiume, cercare un fungo azzurro dal gambo sottile e mangiarne qualche pezzetto…ma stai attenta, Catarinella: dovrai farlo prima che il sole arrivi ad illuminare il fungo con i suoi raggi; in questo caso, purtroppo, la sua magia non funzionerebbe e, al tramonto, l’effetto della bacca diventerebbe irreversibile…quindi il tempo che avrai a tua disposizione sarà molto…molto poco!”. Il Gufo fece scivolare lentamente sul giaciglio la preziosa pallina nera e in un attimo sparì nella notte. La bambina prese in mano le bacca, la fissò intensamente e poi con rapido movimento la mise in bocca e la ingoiò…rimase in attesa qualche istante e poi uno strano torpore la colse inesorabilmente: poco dopo cadde quasi svenuta, poi il suo corpo cominciò incredibilmente a rimpicciolirsi e nello stesso tempo a coprirsi di piume. In un batter d’occhio Catarinella scomparve e, al suo posto, un piccolo uccelletto dai verdi riflessi iniziava ora a muovere stentatamente ali e zampette sul pagliericcio: al principio i suoi movimenti erano goffi, ma, dopo i primi insuccessi, la bambina, nelle sue nuove sembianze, cominciò a prendere dimestichezza con quegli arti così…diversi! Alla fine riuscì a spiccare un piccolo volo che le permise di arrivare alla finestrella; il cuoricino batteva forte in quel nuovo corpo piumato: la libertà era davanti a lei, il bosco e le sue ombre oscure erano diventati così rassicuranti come mai avrebbe immaginato e niente l’avrebbe fermata. Via con un battito d’ali…una sensazione bellissima, di leggerezza, di completa libertà: le sembrava di impazzire dalla gioia e l’emozione era così forte in lei che aveva dimenticato le parole del Gufo. Acrobazie e giochi aerei le stavano facendo perdere tempo prezioso e mai come in quel momento doveva invece sbrigarsi! Ma ad un tratto, fortunatamente qualcosa attirò l’attenzione del piccolo pennuto e gli fece interrompere subito le sue bizzarre evoluzioni: un tiepido chiarore si stava facendo largo tra le ombre scure del bosco, il sole stava uscendo inesorabilmente dal suo sonno notturno.Un brivido percorse le piume di Catarinella e allora quel bosco, che prima le era sembrato così divertente, stava assumendo ora un’aria più minacciosa; doveva volare in fretta al fiume o sarebbe rimasta per sempre un uccello. Iniziò così un volo agitato, nonostante il buio fosse ancora predominante e mancasse ancora del tempo al sorgere dell’alba, e con rapidi colpi d’ala riuscì finalmente a raggiungere il fiume. Doveva ora cercare il fungo magico e così si mise a