Laggiù nel bosco
I rintocchi di un campanile, una piccola chiesa e un villaggio che sembrava spinto a forza tra i pendii delle montagne e tutto intorno un bosco a perdita d’occhio. Qui abitava Pietro, un ragazzino dalla mente vivace e allegra, sempre piena di curiosità. Quegli spazi aperti sembravano non bastargli mai: amava correre a perdifiato per la valle e spesso coinvolgeva nel suo vivace divertimento gli animaletti del bosco che incontrava durante le innumerevoli corse. Il villaggio era tranquillo e contava pochi abitanti, ma aveva tutto il necessario per viverci: c’era persino una scuola. Già, la scuola! Diciamo piuttosto una stanza ricavata da una vecchia rimessa per strumenti agricoli; ma che cosa importava se l’aula non era un granché: aveva, infatti, pareti in muratura ed un basso soffitto fatto di travi e assi, ma per Pietro era la stanza dei sogni. La signora Clara, la maestra, era una persona piuttosto anziana, aveva perso il marito da molti anni, ma manteneva un fervido amore per la vita ed, agli occhi dei suoi allievi, era come una fata dalle mille sorprese. Alla fine di ogni lezione, la maestra leggeva un racconto ed era come se le pareti della stanza si dissolvessero e il soffitto si aprisse al cielo per dare posto alla scenografia della storia: a volte Pietro si ritrovava ai piedi di un fantastico castello, altre su un grande vascello ad affrontare le onde dell’oceano, altre ancora in deserti sabbiosi pieni di dune. Era bellissimo: ogni giorno una avventura diversa. Per fortuna c’era la maestra, a ravvivare le giornate con le sue storie avvincenti! Al villaggio, infatti, la vita scorreva lenta e tranquilla, scandita dal sole e dal suo arco dipinto in cielo; la gente viveva serena e niente sembrava poter interrompere le loro quotidiane occupazioni, ma bastava l’arrivo di qualcuno, un forestiero o un venditore perché si creasse un certo trambusto e subito l’intero villaggio si riempisse di voci e animosità. Anche lo zio di Pietro per vendere i suoi manufatti si spostava di villaggio in villaggio e questo suo girovagare da un posto ad un altro lo metteva a conoscenza delle novità della valle. Quando capitava al villaggio, Mamma e Papà lo invitavano a rimanere per il pranzo, ed era in quelle occasioni che l’intera famiglia veniva aggiornata su nascite, matrimoni ed altri avvenimenti che movimentavano la valle. Una volta, oltre ai soliti discorsi, lo zio raccontò anche di un misterioso uomo dalla pelle nera incontrato nel bosco; Pietro, stuzzicato nella sua curiosità, ebbe però appena il tempo di ascoltare poche parole del racconto a causa dell’arrivo inopportuno di alcuni clienti: lo zio, preso dai suoi affari, interruppe la storia lasciando a bocca asciutta il nipote, salutò e arrivederci magari all’anno prossimo. Era raro che lo zio rimanesse per più di qualche giorno: aveva in testa la sua morosa che abitava nell’altra valle e faceva il possibile per scodinzolargli attorno. Questa volta, però, Pietro fremeva dalla curiosità e non gli andava giù di aspettare fino a chissà quando per soddisfarla. In cuor suo aveva giurato che l’indomani sarebbe partito alla ricerca di quella strana persona dalla pelle nerastra. Dalle poche indicazioni che lo zio aveva fornito, Pietro intuì subito in che zona poteva essere avvenuto lo strano incontro : abbastanza lontano dal villaggio e per di più nel punto della valle in cui il bosco si faceva più fitto. Infilati in una bisaccia un pezzo di pane,del formaggio e una bottiglia d’acqua, il ragazzo si incamminò di buon’ora verso il limitare del bosco.Dopo alcune ore di cammino fra cespugli, castagni, alberelli e qualche sentiero abbozzato, Pietro avvertì dei rumori poco più avanti. Il suo cuore batteva forte come un tamburo in azione, ma Pietro, preso coraggio passo dopo passo, quasi come un animale in caccia, si appostò dietro dei cespugli per scoprire che cosa o chi fosse l’origine di quei rumori. Rannicchiato e con la testa immersa tra le foglie di un grosso cespuglio, Pietro spiava gli strani movimenti di una figura al centro di uno spiazzo. Era lui, il misterioso uomo dalla pelle nera : gli occhi risaltavano come due astri nella notte su quel viso scuro e nero come la pece, così come tutta la figura, compresi i suoi vestiti. Pietro notò poco più distante, seminascosta dalle foglie degli alberi, anche una baracca: probabilmente il rifugio di quello strano personaggio. L’uomo nero stava spianando la terra fino a formare una sorta di cerchio nella piccola radura e sembrava essere particolarmente meticoloso in quelle operazioni: lo si capiva dalla cura con cui stava creando un piccolo rialzamento al centro
Walter Moreno Ambrosi - Creazioni Artistiche - www.morenoambrosi.it - morenoambrosi@tin.it